An-merkun-gen rap-so-dikx Heidegger Anmerkungen(GA97 An merkun gen )
Vier Hefte
( Vigiliae, Notturno,
Winke Cenni), Vorläufiges (Provvisorio Megiston Grundworte Parole
fondamentali)l Vorläufiges
VersucheI "
"Radurapsodia"È La storia dell'ontopologia dell’Eventux. L’Evento
dell’Essere«è del nulla?»Abdux ontologico Dell’Essere ontostoria dell’Essere.
EsserEvEnt’Essere dell’Essere là Oltre la “gravità MÈTAfisicA“essente”“Essere
in sé’’ L’eveNtö. EveNtö Che supera la metafisica.
L’EveNtöntostoria dell’essere poetante pensantE’eventualità«oltre»La metafisica È ontoRadüra interevento “gettatezza”vi è’in«s黫nulla»im-pensato.
L’EveNtöntophysix è
al di là della«metafisica». Crea ontostoria dell’Essere l’EsserEveNtöntostoria
nella storia dell’Essere
dell’ontostoria
dell’Essere d’EveNtö.
L’’ EveNtö è
esserEveNtöntostoria al di là della metafisica. I «Quaderni DI
Heidegger».
Über-legungen An-merkun-gen rap-so-dikx Vigiliae Notturno
Winke
(Cenni)Vorläufiges (Provvisorio) Megiston
Grundworte (Parole
fondamentali)è già là l’EveNtöntostoria dell’Essere già’abissalEveNtö della
storia dell’EvENtö
EVENtö–Story dei
quaderni di Heidegger.
I Quaderni Di
Heidegger ontopologia in sé«è EVENtö» D’EVENtöntotempora MetaEVENtö è EVENtöStòry È in Sé dà EVENtöntostoria là È
già là.
È già
EVENtöntotempora là ultimoEVENTö è già d’“intereventux”D’eventontotempora È
EVENtö interEVENTö È“EsserEVENTöntotempora in «sé»già là EsserEVENTöntotempora
oltre
la metafiSica’’.
«EVENTö–dell’essere»là ultimità EsserEVENTöntotemporapsodyx È Al di là Del
“soggetto” metafisico’ultimo l’arché È da EsserEVENTöntotempora
EVENTöntopologia
di Heidegger nei
Quaderni già da EsserEVENTöntempora là è EsserEVENTöntemporA già da
temporapsodyx Anziché il nulla della metafisica–verità della filosofia” Al di
là della Ragione“MetafiSicA’ in sé della filosofia. L’“EVENTö”in Sé l’“è là” È
Là L’EVENTö già RaduRità
È EVENTöntemprA per
la verità ontostorica EVENTöntoverità«in sé”già a fine tempOra”.
La
Radurapsodyx«EVENTö»»»»»»»»»del
nulla è««««««L’EVENTö
sEnza perché Null’è»»»»»
che si sottrae in sé
è l’È
L’EVENTö
spazioNtotempora “È l’EVENTö”nell'ontostoria senzaPerché la radura””»nulla si
fonda Raduranziché:rapsodikx anziché Già“È’Evento Già Là”L’ è senzaperché
nell’’essereventux”paradox’EVENTö” fenoumenL’EVENTö senzaPerché
KataL’EVENTöNtopologic’’EVENTöntostoria.
MetaL’EVENTöntostoria
eventuxremotontostoria in sé crea là senzaPerché là oltre La mEtafisica.
L’EVENTö d’essere nella ontostoria del
mondO interL’EVENTö
seNzaperché’ultimo già ontostoria dell’«’L’EVENTö». Inter’evento d’Essersi già
«’L’EVENTö» di esserci»Kat’«’EVENTö» Kata«’EVENTö»»c’è là Kata’EVENTö È
Kata’EVENTöntoStorico di essern’EVENTö al di là dellla metafisicA paradigm’EVENTö”rapsody.
Katarapsodyx giacché già essere rapsodyx ontotemporapsodyx Metarapsody
ontostoria Katarapsody oltre la metafisica è «ontotempoRaPSodyx Katarapsodyx
senzaperché«Meta’EVENTö»«L’ EVENTö è c’è senzaperché c’è
Kata’EVENTö»’ultimo«’EVENTö». Al di Là «Crea»C’è ontopologia già per nulla
senzaperché l’esser’EVENTö«rapsodia risonanza»oltre la metafisica o della
metafisica
della ragione pura
ontoteologia’Aldilà della metafisica della Ragione della storia
Fenoumenologica.
D’’EVENTö la Fenoumenologia è ontostoria dello
Spaziontotempora esser’EVENTö in sé per sé da sé al di là di sé in sé
dell’essere Al di Là nell’’EVENTö senzaperché ontotempora sublim’EVENTö della
ontostoria
dell’esser’EVENTö«senzaPercHé».
Perché d’essere ontotempora Già’ “EVENTö” in sé vi è da sé già
“EVENTö”«senzaperché» In sé È fenoumenontostorica dell’essere da sé Dà
“EVENTöntostoria». È in Sé esserci d’“EVENTö”FenoumenaKata“EVENTö” nullità è
già È dà ontopologicità
nulla È in
sé”essere-in-sé-“EVENTö”essere-nulla»Kata“EVENTö”»«spaziontotempora vuoto».
Vuoto“EVENTö”È esserci-vuoto spaziontotempora vuotonulla
nulla in sé dà
spaziontotempora poiesix sublim“EVENTöntostoria«È in sé»dà da
sé«sublim“EVENTö”»oltre la«metafisica»«senzapercHé»Dà essercì “EVENTöntopologia
della ontostoria dell’essere.
Perché l’essere’è
“EVENTöntologia l’esserne è sublim“EVENTö” ontoevento dell’Essere Già esserne
in sé spaziontotempora distruzione della ragione metafisicA Kata“EVENTö”
Meta“EVENTö”’inter“EVENTö”al di là della “Metafisica”
Al di là è
l'“EVENTö”che dà spazioNtotemporA Nulla“Nulla senzaperché già ontostoria oLtre
la metafisica nihil“EVENTö” dopo la morte di Dio–
«Dio è morto…o
ucciso» –ucciso o creato. È ontoStoria sublime dell’«“EVENTö”» È
Meta“EVENTö”creator“EVENTö”
“““è
creatric“EVENTö”anziché NullA”NiHil“EVENTö”senzaperché ontostoria. Crea
NIhil’“EVENTö”Al di là della ragione “EVENTö”d’essere In sé già
pensant«“EVENTö”»
d’“EVENTö”è già in
sé’eccedenza esser“EVENTö””che dà“ontostoria”seNzaPerché è in sé««eventità»»:
–c’è eventoRadurapsody«“EVENTö”»»»»nella ontostoria senzaPerché ontotempoRaduRa
È senzaPerChé è fenoumenà«“EVENTö”»»»oltre«la»fenoumETafisica».
L’“EVENTö”gettanza»»Meta“EVENTö” Là nella ontostoria
dell’“EVENTö”spaziontoteMpora già Radurapsodyx già in sé È
già“EVENTö”Creativontotempora Kata“EVENTö”esservi d’“EVENTö”della ontostoria
dell’“EVENTö”tranxsonanza della ontostoria dell’essere l’esser“EVENTö”
dell’essere Già di per sé nella ontostoria dell’“EVENTöntotempora
ontopologicontotempora-essere dell’“EVENTöntostorico Meta“EVENTö”
senzaperCHé’ultim“EVENTö”Perché L’’essere è“EVENTö”Dea senza«Perché della
creatività In sé È là–«in sé».
Là creatività È
“EVENTö”–crear“EVENTö”è perché senzaperché’al di là Nulla Radura nella
ontostoria È Da ultim“EVENTö”essere L’“EVENTö”meta“EVENTö”Già«Dà
crea»spazial“EVENTö”spaziontotempora RaduRa oltre la metafisica È già
“EVENTö”dell’Essere dell’Esserne è ontostoria dell’EssereDall’eventontotempora
è’“EVENTöntologia Essereontotempora’esserci
pensiero
dell’esserevento«si dà». L’Essere è Kata“EVENTö”
È Dasein l’esserci
EssereontoTempora l’esserci è l’“EVENTö”dell’esserci“EVENTö”dell’esserci essere
dell’essere-per-la-fine? Dell’esserci? l’esserci è gettato? È’esserci
ontostoria dell’Essere storia dell’Essere. La storia dell’essere è l’ontologia è la
fondazione
d’ontologia è la distruzione dell’ontologia catastrofe della
radurapsodiabixaleventusublimexstasyx dell’essere è eventux dell’Essere
l’Essere nihil della fine della metafisica. È lì Dall’evento dell’Essere
Già
C’è Al di là. C’è È
Hölderlin und Diotima:
Dichtungen und Briefe
der Liebe, curato dal germanista
92 capitolo terzo
Rudolf Ibel per la
casa editrice ebraica Manesse. L’8 settembre
1920 scrive:
Lo Hölderlin di
Manesse fa ridere per quanto è grottesco – riusciremo
mai a liberarci di
questa infezione per giungere a un’originaria
freschezza di vita e
a un radicamento nella terra [?] – a volte si è
ormai tentati di
diventare culturalmente antisemiti.34
Con alcune varianti,
la metafora biologica della contaminazione,
l’immagine di un
veleno materiale che
dovrebbe infettare,
corrompere, guastare lo spirito, riaffiora
in una lettera
spedita a Elfride da Friburgo il 20 giugno
1932:
Ciò che scrivi circa
la rivista ebraica e quel Tick [?] l’avevo pensato
anch’io. Qui non si è
mai abbastanza diffidenti. […] Ma come ho già
scritto – per quanta
forza di volontà i nazisti esigano, è sempre
meglio di questa
strisciante intossicazione che va sotto il nome di
“civiltà” e di
“spirito”, e alla quale negli ultimi decenni siamo stati
esposti.35
La corrispondenza non
è completa. Ma Gertrude Heidegger,
la curatrice,
sostiene di aver inserito, «per prevenire
speculazioni», tutte
le lettere in suo possesso «scritte
fra il 1933 e il
1938, citando anche tutte le affermazioni
antisemite e
politiche relative al nazismo, complessivamente
rare».36 L’argomento
della rarità non sembra,
però, avere qui molto
senso – non solo perché non si è
certi che il
materiale sia completo, ma anche perché evidentemente
non è il numero ad
essere decisivo.
Se si leggono le
lettere seguendo le occorrenze della
parola Jude, ne viene
un antisemitismo relativamente
comune, costituito da
stereotipi ordinari e pregiudizi
consueti. In una
lettera scritta a Meßkirch il 12 agosto
1920 Heidegger
annota:
L’edizione di Lutero
mi è ormai indispensabile […]. Qui si parla
molto del fatto che
adesso gli ebrei portano via molto bestiame acquistato
nei villaggi e che in
inverno non si troverà più carne […] –
quassù i contadini
diventano sempre più scontati e gli ebrei e i profittatori
sono ormai
un’invasione.37
la questione
dell’essere e la questione ebraica 93
Secondo la visione
più diffusa, gli ebrei sono accaparratori,
intriganti, abili nel
raggiro, avidi, attaccati al
denaro, più colti,
competitivi con gli altri, solidali tra
loro,
internazionalisti, comunisti. Il 10 agosto 1924, raccontando
del collega
Jakobstahl, che ha brigato per far
ottenere al suo
assistente uno stipendio più alto, esclama:
«questi ebrei!». Il 9
febbraio 1928 commenta beffardamente
una brillante
valutazione redatta da Walter Bauer:
«naturalmente: i
migliori sono – ebrei». Il 9 giugno 1932
osserva che, se «i
nazisti sono ancora molto limitati sul
piano culturale – e
intellettuale», il comunismo, lontano
dall’essere
sconfitto, è destinato a diventare «una
potenza enorme»;
«adesso tutti gli intellettuali ebrei passano
dall’altra parte;
pare che il “Berliner Tagblatt” sia
comunista ormai da un
anno». E inoltre: «ogni giorno
Trotzkij fa
pubblicare in Germania un opuscoletto da 20
centesimi, in cui
osserva e commenta la situazione e
indica la via».
Heidegger non sottovaluta la stampa:
«Baeumler mi ha
abbonato alla “Jüdische Rundschau”,
ottima l’informazione
e buono il livello. Ti invierò i vari
numeri».38
Il gesto della
discriminazione, con cui si addita l’ebreo,
riaffiora in una
perizia su Baumgarten che nel 1933 gli
era stata richiesta
dall’associazione dei docenti di Gottinga.
A denunciarlo è
Jaspers nel 1945: Heidegger ha
detto di Baumgarten:
«strinse assidui rapporti con l’ebreo
Fraenkel».39 Ma
Heidegger si difende: «gergo di
partito» – la
trascrizione era parziale, la versione ultima
non corrispondeva
all’originale.40
Ben più grave di
questo documento, che ha suscitato
molte polemiche, è il
giudizio, non di rado passato sotto
silenzio, di cui fu
vittima Richard Hönigswald. Come in
altri ambiti della
scienza e della cultura, anche nella filosofia
erano molti gli ebrei
illustri, da Hermann Cohen a
Edmund Husserl, da
Georg Simmel a Max Scheler. Fra
gli esponenti più
prestigiosi del neokantismo, Hönigs -
94 capitolo terzo
wald aveva insegnato
a lungo a Breslavia, prima di trasferirsi
nel 1930 a Monaco
dove il primo settembre 1933 fu
messo anticipatamente
in pensione. Dal canto suo Heidegger
andava speculando
sulla possibilità di subentrargli
in quella università
che – confessava in una lettera del 19
settembre 1933
all’amica Elisabeth Blochmann (ebrea, in
procinto di emigrare)
– non era «isolata» come Friburgo;
in tale contesto
annotava, di passaggio, un altro pregio di
quella sede: «la
possibilità di avvicinarmi a Hitler».41 È
difficile dire se
Heidegger abbia contribuito all’allontanamento
di Hönigswald; questo
è il suo giudizio, stilato il
25 giugno 1933:
Hönigswald viene
dalla scuola del neokantismo che ha sostenuto
una filosofia
tagliata su misura per il liberalismo. L’essenza dell’uomo
è qui risolta in una
coscienza liberamente sospesa nel vuoto
[ein freischwebendes
Bewusstsein], e questa, a sua volta, è diluita in
una ragione del mondo
logica e universale [allgemein logische Weltvernunft].
Così, con l’apparenza
di una rigorosa fondazione scientifico-
filosofica,
l’attenzione viene sviata dall’uomo nel suo radicamento
storico e in quella
sua tradizione di popolo [volkhaft] che
proviene da suolo e
sangue [seiner Herkunft aus Boden und Blut]. A
ciò si è accompagnato
un consapevole rifiuto di ogni interrogare
metafisico, mentre
l’uomo non è che il servitore di un’indifferente
cultura mondana
universale. Da questa posizione di fondo sono
derivati gli scritti
e certo anche tutta l’attività accademica di
Hönigswald.42
Al termine della
lettera, Heidegger denunciava gli
inganni, a cui la
«vuota dialettica» di Hönigswald
avrebbe esposto i
giovani, e definiva la sua chiamata
all’università di
Monaco uno «scandalo» a cui evidentemente
si doveva porre
riparo.43
Il 10 novembre 1938,
durante la Notte dei cristalli,
Hönigswald fu preso e
internato nel campo di concentramento
di Dachau. In seguito
fu liberato solo grazie alle
proteste
internazionali, dovute alla sua fama, e riuscì a
emigrare negli Stati
Uniti nel dicembre 1939.
la questione
dell’essere e la questione ebraica 95
4. Metafore di
un’assenza
Nei Quaderni neri i
termini Jude, jüdisch, Judentum,
compaiono per
l’esattezza quattordici volte negli ultimi
due volumi, cioè
nelle Riflessioni che vanno dal 1938 al
1941. Se ne potrebbe
dedurre che la presenza sporadica
provi la marginalità
di un tema che perciò sarebbe, alla
fin fine,
irrilevante. Ciò confermerebbe la tesi di chi
sostiene che quei
passi «non contaminano» la filosofia di
Heidegger.44
Occorre tuttavia
sottolineare che le occorrenze del termine
Jude, e dei suoi
derivati, si inscrivono nel contesto
filosofico in cui si
delinea la storia dell’essere. Heidegger
affronta, dunque, un
tema non nuovo nella filosofia occidentale,
quello del rapporto
tra l’Essere e l’Ebreo.
Se nel drammatico
scenario, in cui si decide la storia
dell’essere e il
destino dell’Occidente, all’Ebreo è riconosciuto
sin dall’inizio il
ruolo del protagonista, come si
spiega il silenzio
che sembrerebbe avvolgerlo? Nei numerosi
indici delle parole
chiave, che Heidegger stesso compone
e inserisce alla fine
di ogni quaderno, non ricorre
mai il termine Jude.
Perché questa esclusione?
Sarebbe però anche
lecito chiedersi come mai, nell’opera
filosofica di
Heidegger, concepita per la pubblicazione,
l’Ebreo compaia a
partire dal 1937, e come mai, fra
il 1939 e il 1941, la
sua presenza aumenti in modo esponenziale.
45 Il caso non è
isolato, e analogie sono riscontrabili,
ad esempio, con
quello di Carl Schmitt nei cui scritti
le espressioni
antisemite affiorano solo nel 1933, diventando
via via sempre più
frequenti negli anni della
guerra.46 La presenza
della parola Jude attesta l’esplicita
identificazione del
nemico nella guerra planetaria che la
Germania combatte.
La strategia adottata
da Schmitt, che doveva essere
diffusa in quegli
anni, viene seguita anche da Heidegger.
96 capitolo terzo
Se limitato è, nei
Quaderni neri, il numero dei passi in cui
parla di ebrei e
ebraismo, più frequenti sono i riferimenti
indiretti. Mediante
il vocabolario teologico antigiudaico,
le citazioni
nietzscheane, le metafore biologiche, gli stereotipi
gergali, i termini
della lti, la lingua del Terzo
Reich, opportunamente
tradotti e rielaborati nel suo
idioma filosofico,
dove trovano nuova legittimità e inedita
dignità, Heidegger
rinvia agli ebrei evitando di menzionarli.
L’attacco diretto
diventa superfluo. Grazie ai
codici della retorica
antisemita, insinuazioni, sottintesi,
richiami, sebbene
impliciti, sono facilmente decifrabili.
Si costituisce così
una semantica diretta a supportare la
rete concettuale che
accerchia, delimita, tenta di definire
l’Ebreo. E mentre
l’ebreo sfugge, e si sottrae, si pretende
di coglierne
metaforicamente l’essenza attraverso una
serie di simboli,
caratteri, prerogative che dovrebbero
renderne la figura.
Per indicare allora l’Ebreo figurale, è
sufficiente
richiamare una di quelle immagini. Così si può
passare sotto
silenzio il nemico, rinunciare sistematicamente
a menzionarlo, senza
per ciò fare a meno di tenerlo
sotto tiro. Questa
eliminazione ante litteram, quasi un
esorcismo, evita il
nome Jude e lascia al lettore il compito
di colmare l’assenza.
I passi dei Quaderni neri
in cui Heidegger affronta il
tema dell’ebraismo
sono dunque ben più numerosi delle
quattordici
occorrenze. Ne fanno parte termini come:
Verwüstung,
Entrassung, Entwurzelung, Vorschub, Herdenwesen,
Vergemeinerung,
Rechenfähigkeit, Beschneidung
des Wissens,
Gemeinschaft der Auserwählter, Unheil,
desertificazione,
derazzificazione, sradicamento, favoreggiamento,
essenza gregaria,
comunizzazione, abilità di
calcolo,
circoncisione del sapere, comunità degli eletti,
sciagura. E l’elenco
potrebbe proseguire. La visione che
Heidegger fornisce
dell’Ebreo va dunque letta all’interno
di questa più estesa
rete speculativa.
la questione
dell’essere e la questione ebraica 97
5. L’Ebreo e l’oblio
dell’Essere
Nella tradizione
filosofica occidentale l’essere viene
ancora pensato sul
modello della semplice presenza. Sollevata
già in Essere e
tempo, questa critica va assumendo
contorni più precisi
negli anni successivi. Consapevole
del peso esercitato
da quel modo, ormai consolidato, di
concepire l’essere,
Heidegger è spinto a interrogarsi sul
significato della
metafisica.
Secondo il
significato greco, la metafisica indica il
movimento
dell’esserci che va metà, oltre l’ente, dischiudendosi
all’essere; se
l’esserci comprende l’ente, è perché
ogni volta lo
trascende, guardandolo alla luce dell’essere,
quel fondo da cui
l’ente si staglia.47 Ma nei lavori degli
anni trenta la
metafisica acquista un senso fortemente
negativo. Tut accademica
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