mercoledì, febbraio 01, 2017

GIACINTO PLESCIA Radurapsodia"È La storia dell'ontopologia dell’Eventux. on 6cyd94owfxz7w — Write.as

 

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HEIDEGGER MARTIN


An-merkun-gen rap-so-dikx Heidegger Anmerkungen(GA97 An merkun gen ) Vier Hefte

( Vigiliae, Notturno, Winke Cenni), Vorläufiges (Provvisorio Megiston Grundworte Parole fondamentali)l Vorläufiges 

VersucheI " "Radurapsodia"È La storia dell'ontopologia dell’Eventux. L’Evento dell’Essere«è del nulla?»Abdux ontologico Dell’Essere ontostoria dell’Essere. EsserEvEnt’Essere dell’Essere là Oltre la “gravità MÈTAfisicA“essente”“Essere in sé’’ L’eveNtö. EveNtö Che supera la metafisica. 

L’EveNtöntostoria dell’essere poetante pensantE’eventualità«oltre»La metafisica È ontoRadüra interevento “gettatezza”vi è’in«s黫nulla»im-pensato.

 

L’EveNtöntophysix è al di là della«metafisica». Crea ontostoria dell’Essere l’EsserEveNtöntostoria nella storia dell’Essere

 

dell’ontostoria dell’Essere d’EveNtö.

 

L’’ EveNtö è esserEveNtöntostoria al di là della metafisica. I «Quaderni DI

 

Heidegger». Über-legungen An-merkun-gen rap-so-dikx Vigiliae Notturno

 

Winke (Cenni)Vorläufiges (Provvisorio) Megiston

 

Grundworte (Parole fondamentali)è già là l’EveNtöntostoria dell’Essere già’abissalEveNtö della storia dell’EvENtö

 

EVENtö–Story dei quaderni di Heidegger.

 

I Quaderni Di Heidegger ontopologia in sé«è EVENtö» D’EVENtöntotempora MetaEVENtö  è EVENtöStòry È in Sé dà EVENtöntostoria là È già là.

 

È già EVENtöntotempora là ultimoEVENTö è già d’“intereventux”D’eventontotempora È EVENtö interEVENTö È“EsserEVENTöntotempora in «sé»già là EsserEVENTöntotempora oltre

 

la metafiSica’’. «EVENTö–dell’essere»là ultimità EsserEVENTöntotemporapsodyx È Al di là Del “soggetto” metafisico’ultimo l’arché È da EsserEVENTöntotempora EVENTöntopologia

 

di Heidegger nei Quaderni già da EsserEVENTöntempora là è EsserEVENTöntemporA già da temporapsodyx Anziché il nulla della metafisica–verità della filosofia” Al di là della Ragione“MetafiSicA’ in sé della filosofia. L’“EVENTö”in Sé l’“è là” È Là L’EVENTö già RaduRità

 

È EVENTöntemprA per la verità ontostorica EVENTöntoverità«in sé”già a fine tempOra”.

 

La Radurapsodyx«EVENTö»»»»»»»»»del

 

nulla è««««««L’EVENTö sEnza perché Null’è»»»»»

 

che si sottrae in sé è l’È

 

L’EVENTö spazioNtotempora “È l’EVENTö”nell'ontostoria senzaPerché la radura””»nulla si fonda Raduranziché:rapsodikx anziché Già“È’Evento Già Là”L’ è senzaperché nell’’essereventux”paradox’EVENTö” fenoumenL’EVENTö senzaPerché KataL’EVENTöNtopologic’’EVENTöntostoria.

 

MetaL’EVENTöntostoria eventuxremotontostoria in sé crea là senzaPerché là oltre La mEtafisica. L’EVENTö d’essere nella ontostoria del

 

mondO interL’EVENTö seNzaperché’ultimo già ontostoria dell’«’L’EVENTö». Inter’evento d’Essersi già «’L’EVENTö» di esserci»Kat’«’EVENTö» Kata«’EVENTö»»c’è là Kata’EVENTö È Kata’EVENTöntoStorico di essern’EVENTö al di là dellla metafisicA paradigm’EVENTö”rapsody. Katarapsodyx giacché già essere rapsodyx ontotemporapsodyx Metarapsody ontostoria Katarapsody oltre la metafisica è «ontotempoRaPSodyx Katarapsodyx senzaperché«Meta’EVENTö»«L’ EVENTö è c’è senzaperché c’è Kata’EVENTö»’ultimo«’EVENTö». Al di Là «Crea»C’è ontopologia già per nulla senzaperché l’esser’EVENTö«rapsodia risonanza»oltre la metafisica o della metafisica

 

della ragione pura ontoteologia’Aldilà della metafisica della Ragione della storia Fenoumenologica.

 

D’’EVENTö  la Fenoumenologia è ontostoria dello Spaziontotempora esser’EVENTö in sé per sé da sé al di là di sé in sé dell’essere Al di Là nell’’EVENTö senzaperché ontotempora sublim’EVENTö della ontostoria

 

dell’esser’EVENTö«senzaPercHé». Perché d’essere ontotempora Già’ “EVENTö” in sé vi è da sé già “EVENTö”«senzaperché» In sé È fenoumenontostorica dell’essere da sé Dà “EVENTöntostoria». È in Sé esserci d’“EVENTö”FenoumenaKata“EVENTö” nullità è già È dà ontopologicità

 

nulla È in sé”essere-in-sé-“EVENTö”essere-nulla»Kata“EVENTö”»«spaziontotempora vuoto». Vuoto“EVENTö”È esserci-vuoto spaziontotempora vuotonulla

 

nulla in sé dà spaziontotempora poiesix sublim“EVENTöntostoria«È in sé»dà da sé«sublim“EVENTö”»oltre la«metafisica»«senzapercHé»Dà essercì “EVENTöntopologia della ontostoria dell’essere.

 

Perché l’essere’è “EVENTöntologia l’esserne è sublim“EVENTö” ontoevento dell’Essere Già esserne in sé spaziontotempora distruzione della ragione metafisicA Kata“EVENTö” Meta“EVENTö”’inter“EVENTö”al di là della “Metafisica”

 

Al di là è l'“EVENTö”che dà spazioNtotemporA Nulla“Nulla senzaperché già ontostoria oLtre la metafisica nihil“EVENTö” dopo la morte di Dio–

 

«Dio è morto…o ucciso» –ucciso o creato. È ontoStoria sublime dell’«“EVENTö”» È Meta“EVENTö”creator“EVENTö”

 

“““è creatric“EVENTö”anziché NullA”NiHil“EVENTö”senzaperché ontostoria. Crea NIhil’“EVENTö”Al di là della ragione “EVENTö”d’essere In sé già pensant«“EVENTö”»

 

d’“EVENTö”è già in sé’eccedenza esser“EVENTö””che dà“ontostoria”seNzaPerché è in sé««eventità»»: –c’è eventoRadurapsody«“EVENTö”»»»»nella ontostoria senzaPerché ontotempoRaduRa È senzaPerChé è fenoumenà«“EVENTö”»»»oltre«la»fenoumETafisica». L’“EVENTö”gettanza»»Meta“EVENTö” Là nella ontostoria dell’“EVENTö”spaziontoteMpora già Radurapsodyx già in sé È già“EVENTö”Creativontotempora Kata“EVENTö”esservi d’“EVENTö”della ontostoria dell’“EVENTö”tranxsonanza della ontostoria dell’essere l’esser“EVENTö” dell’essere Già di per sé nella ontostoria dell’“EVENTöntotempora ontopologicontotempora-essere dell’“EVENTöntostorico Meta“EVENTö” senzaperCHé’ultim“EVENTö”Perché L’’essere è“EVENTö”Dea senza«Perché della creatività In sé È là–«in sé».

 

Là creatività È “EVENTö”–crear“EVENTö”è perché senzaperché’al di là Nulla Radura nella ontostoria È Da ultim“EVENTö”essere L’“EVENTö”meta“EVENTö”Già«Dà crea»spazial“EVENTö”spaziontotempora RaduRa oltre la metafisica È già “EVENTö”dell’Essere dell’Esserne è ontostoria dell’EssereDall’eventontotempora è’“EVENTöntologia Essereontotempora’esserci

 

pensiero dell’esserevento«si dà». L’Essere è Kata“EVENTö”

 

È Dasein l’esserci EssereontoTempora l’esserci è l’“EVENTö”dell’esserci“EVENTö”dell’esserci essere dell’essere-per-la-fine? Dell’esserci? l’esserci è gettato? È’esserci ontostoria dell’Essere storia dell’Essere. La storia dell’essere è  l’ontologia è la

 

fondazione d’ontologia è la distruzione dell’ontologia catastrofe della radurapsodiabixaleventusublimexstasyx dell’essere è eventux dell’Essere l’Essere nihil della fine della metafisica. È lì Dall’evento dell’Essere

 

Già

 

C’è Al di là. C’è È Hölderlin und Diotima:

 

Dichtungen und Briefe der Liebe, curato dal germanista

 

92 capitolo terzo

 

Rudolf Ibel per la casa editrice ebraica Manesse. L’8 settembre

 

1920 scrive:

 

Lo Hölderlin di Manesse fa ridere per quanto è grottesco – riusciremo

 

mai a liberarci di questa infezione per giungere a un’originaria

 

freschezza di vita e a un radicamento nella terra [?] – a volte si è

 

ormai tentati di diventare culturalmente antisemiti.34

 

Con alcune varianti, la metafora biologica della contaminazione,

 

l’immagine di un veleno materiale che

 

dovrebbe infettare, corrompere, guastare lo spirito, riaffiora

 

in una lettera spedita a Elfride da Friburgo il 20 giugno

 

1932:

 

Ciò che scrivi circa la rivista ebraica e quel Tick [?] l’avevo pensato

 

anch’io. Qui non si è mai abbastanza diffidenti. […] Ma come ho già

 

scritto – per quanta forza di volontà i nazisti esigano, è sempre

 

meglio di questa strisciante intossicazione che va sotto il nome di

 

“civiltà” e di “spirito”, e alla quale negli ultimi decenni siamo stati

 

esposti.35

 

La corrispondenza non è completa. Ma Gertrude Heidegger,

 

la curatrice, sostiene di aver inserito, «per prevenire

 

speculazioni», tutte le lettere in suo possesso «scritte

 

fra il 1933 e il 1938, citando anche tutte le affermazioni

 

antisemite e politiche relative al nazismo, complessivamente

 

rare».36 L’argomento della rarità non sembra,

 

però, avere qui molto senso – non solo perché non si è

 

certi che il materiale sia completo, ma anche perché evidentemente

 

non è il numero ad essere decisivo.

 

Se si leggono le lettere seguendo le occorrenze della

 

parola Jude, ne viene un antisemitismo relativamente

 

comune, costituito da stereotipi ordinari e pregiudizi

 

consueti. In una lettera scritta a Meßkirch il 12 agosto

 

1920 Heidegger annota:

 

L’edizione di Lutero mi è ormai indispensabile […]. Qui si parla

 

molto del fatto che adesso gli ebrei portano via molto bestiame acquistato

 

nei villaggi e che in inverno non si troverà più carne […] –

 

quassù i contadini diventano sempre più scontati e gli ebrei e i profittatori

 

sono ormai un’invasione.37

 

la questione dell’essere e la questione ebraica 93

 

Secondo la visione più diffusa, gli ebrei sono accaparratori,

 

intriganti, abili nel raggiro, avidi, attaccati al

 

denaro, più colti, competitivi con gli altri, solidali tra

 

loro, internazionalisti, comunisti. Il 10 agosto 1924, raccontando

 

del collega Jakobstahl, che ha brigato per far

 

ottenere al suo assistente uno stipendio più alto, esclama:

 

«questi ebrei!». Il 9 febbraio 1928 commenta beffardamente

 

una brillante valutazione redatta da Walter Bauer:

 

«naturalmente: i migliori sono – ebrei». Il 9 giugno 1932

 

osserva che, se «i nazisti sono ancora molto limitati sul

 

piano culturale – e intellettuale», il comunismo, lontano

 

dall’essere sconfitto, è destinato a diventare «una

 

potenza enorme»; «adesso tutti gli intellettuali ebrei passano

 

dall’altra parte; pare che il “Berliner Tagblatt” sia

 

comunista ormai da un anno». E inoltre: «ogni giorno

 

Trotzkij fa pubblicare in Germania un opuscoletto da 20

 

centesimi, in cui osserva e commenta la situazione e

 

indica la via». Heidegger non sottovaluta la stampa:

 

«Baeumler mi ha abbonato alla “Jüdische Rundschau”,

 

ottima l’informazione e buono il livello. Ti invierò i vari

 

numeri».38

 

Il gesto della discriminazione, con cui si addita l’ebreo,

 

riaffiora in una perizia su Baumgarten che nel 1933 gli

 

era stata richiesta dall’associazione dei docenti di Gottinga.

 

A denunciarlo è Jaspers nel 1945: Heidegger ha

 

detto di Baumgarten: «strinse assidui rapporti con l’ebreo

 

Fraenkel».39 Ma Heidegger si difende: «gergo di

 

partito» – la trascrizione era parziale, la versione ultima

 

non corrispondeva all’originale.40

 

Ben più grave di questo documento, che ha suscitato

 

molte polemiche, è il giudizio, non di rado passato sotto

 

silenzio, di cui fu vittima Richard Hönigswald. Come in

 

altri ambiti della scienza e della cultura, anche nella filosofia

 

erano molti gli ebrei illustri, da Hermann Cohen a

 

Edmund Husserl, da Georg Simmel a Max Scheler. Fra

 

gli esponenti più prestigiosi del neokantismo, Hönigs -

 

94 capitolo terzo

 

wald aveva insegnato a lungo a Breslavia, prima di trasferirsi

 

nel 1930 a Monaco dove il primo settembre 1933 fu

 

messo anticipatamente in pensione. Dal canto suo Heidegger

 

andava speculando sulla possibilità di subentrargli

 

in quella università che – confessava in una lettera del 19

 

settembre 1933 all’amica Elisabeth Blochmann (ebrea, in

 

procinto di emigrare) – non era «isolata» come Friburgo;

 

in tale contesto annotava, di passaggio, un altro pregio di

 

quella sede: «la possibilità di avvicinarmi a Hitler».41 È

 

difficile dire se Heidegger abbia contribuito all’allontanamento

 

di Hönigswald; questo è il suo giudizio, stilato il

 

25 giugno 1933:

 

Hönigswald viene dalla scuola del neokantismo che ha sostenuto

 

una filosofia tagliata su misura per il liberalismo. L’essenza dell’uomo

 

è qui risolta in una coscienza liberamente sospesa nel vuoto

 

[ein freischwebendes Bewusstsein], e questa, a sua volta, è diluita in

 

una ragione del mondo logica e universale [allgemein logische Weltvernunft].

 

Così, con l’apparenza di una rigorosa fondazione scientifico-

 

filosofica, l’attenzione viene sviata dall’uomo nel suo radicamento

 

storico e in quella sua tradizione di popolo [volkhaft] che

 

proviene da suolo e sangue [seiner Herkunft aus Boden und Blut]. A

 

ciò si è accompagnato un consapevole rifiuto di ogni interrogare

 

metafisico, mentre l’uomo non è che il servitore di un’indifferente

 

cultura mondana universale. Da questa posizione di fondo sono

 

derivati gli scritti e certo anche tutta l’attività accademica di

 

Hönigswald.42

 

Al termine della lettera, Heidegger denunciava gli

 

inganni, a cui la «vuota dialettica» di Hönigswald

 

avrebbe esposto i giovani, e definiva la sua chiamata

 

all’università di Monaco uno «scandalo» a cui evidentemente

 

si doveva porre riparo.43

 

Il 10 novembre 1938, durante la Notte dei cristalli,

 

Hönigswald fu preso e internato nel campo di concentramento

 

di Dachau. In seguito fu liberato solo grazie alle

 

proteste internazionali, dovute alla sua fama, e riuscì a

 

emigrare negli Stati Uniti nel dicembre 1939.

 

la questione dell’essere e la questione ebraica 95

 

4. Metafore di un’assenza

 

Nei Quaderni neri i termini Jude, jüdisch, Judentum,

 

compaiono per l’esattezza quattordici volte negli ultimi

 

due volumi, cioè nelle Riflessioni che vanno dal 1938 al

 

1941. Se ne potrebbe dedurre che la presenza sporadica

 

provi la marginalità di un tema che perciò sarebbe, alla

 

fin fine, irrilevante. Ciò confermerebbe la tesi di chi

 

sostiene che quei passi «non contaminano» la filosofia di

 

Heidegger.44

 

Occorre tuttavia sottolineare che le occorrenze del termine

 

Jude, e dei suoi derivati, si inscrivono nel contesto

 

filosofico in cui si delinea la storia dell’essere. Heidegger

 

affronta, dunque, un tema non nuovo nella filosofia occidentale,

 

quello del rapporto tra l’Essere e l’Ebreo.

 

Se nel drammatico scenario, in cui si decide la storia

 

dell’essere e il destino dell’Occidente, all’Ebreo è riconosciuto

 

sin dall’inizio il ruolo del protagonista, come si

 

spiega il silenzio che sembrerebbe avvolgerlo? Nei numerosi

 

indici delle parole chiave, che Heidegger stesso compone

 

e inserisce alla fine di ogni quaderno, non ricorre

 

mai il termine Jude. Perché questa esclusione?

 

Sarebbe però anche lecito chiedersi come mai, nell’opera

 

filosofica di Heidegger, concepita per la pubblicazione,

 

l’Ebreo compaia a partire dal 1937, e come mai, fra

 

il 1939 e il 1941, la sua presenza aumenti in modo esponenziale.

 

45 Il caso non è isolato, e analogie sono riscontrabili,

 

ad esempio, con quello di Carl Schmitt nei cui scritti

 

le espressioni antisemite affiorano solo nel 1933, diventando

 

via via sempre più frequenti negli anni della

 

guerra.46 La presenza della parola Jude attesta l’esplicita

 

identificazione del nemico nella guerra planetaria che la

 

Germania combatte.

 

La strategia adottata da Schmitt, che doveva essere

 

diffusa in quegli anni, viene seguita anche da Heidegger.

 

96 capitolo terzo

 

Se limitato è, nei Quaderni neri, il numero dei passi in cui

 

parla di ebrei e ebraismo, più frequenti sono i riferimenti

 

indiretti. Mediante il vocabolario teologico antigiudaico,

 

le citazioni nietzscheane, le metafore biologiche, gli stereotipi

 

gergali, i termini della lti, la lingua del Terzo

 

Reich, opportunamente tradotti e rielaborati nel suo

 

idioma filosofico, dove trovano nuova legittimità e inedita

 

dignità, Heidegger rinvia agli ebrei evitando di menzionarli.

 

L’attacco diretto diventa superfluo. Grazie ai

 

codici della retorica antisemita, insinuazioni, sottintesi,

 

richiami, sebbene impliciti, sono facilmente decifrabili.

 

Si costituisce così una semantica diretta a supportare la

 

rete concettuale che accerchia, delimita, tenta di definire

 

l’Ebreo. E mentre l’ebreo sfugge, e si sottrae, si pretende

 

di coglierne metaforicamente l’essenza attraverso una

 

serie di simboli, caratteri, prerogative che dovrebbero

 

renderne la figura. Per indicare allora l’Ebreo figurale, è

 

sufficiente richiamare una di quelle immagini. Così si può

 

passare sotto silenzio il nemico, rinunciare sistematicamente

 

a menzionarlo, senza per ciò fare a meno di tenerlo

 

sotto tiro. Questa eliminazione ante litteram, quasi un

 

esorcismo, evita il nome Jude e lascia al lettore il compito

 

di colmare l’assenza.

 

I passi dei Quaderni neri in cui Heidegger affronta il

 

tema dell’ebraismo sono dunque ben più numerosi delle

 

quattordici occorrenze. Ne fanno parte termini come:

 

Verwüstung, Entrassung, Entwurzelung, Vorschub, Herdenwesen,

 

Vergemeinerung, Rechenfähigkeit, Beschneidung

 

des Wissens, Gemeinschaft der Auserwählter, Unheil,

 

desertificazione, derazzificazione, sradicamento, favoreggiamento,

 

essenza gregaria, comunizzazione, abilità di

 

calcolo, circoncisione del sapere, comunità degli eletti,

 

sciagura. E l’elenco potrebbe proseguire. La visione che

 

Heidegger fornisce dell’Ebreo va dunque letta all’interno

 

di questa più estesa rete speculativa.

 

la questione dell’essere e la questione ebraica 97

 

5. L’Ebreo e l’oblio dell’Essere

 

Nella tradizione filosofica occidentale l’essere viene

 

ancora pensato sul modello della semplice presenza. Sollevata

 

già in Essere e tempo, questa critica va assumendo

 

contorni più precisi negli anni successivi. Consapevole

 

del peso esercitato da quel modo, ormai consolidato, di

 

concepire l’essere, Heidegger è spinto a interrogarsi sul

 

significato della metafisica.

 

Secondo il significato greco, la metafisica indica il

 

movimento dell’esserci che va metà, oltre l’ente, dischiudendosi

 

all’essere; se l’esserci comprende l’ente, è perché

 

ogni volta lo trascende, guardandolo alla luce dell’essere,

 

quel fondo da cui l’ente si staglia.47 Ma nei lavori degli

 

anni trenta la metafisica acquista un senso fortemente

 

negativo. Tut  accademica


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