mercoledì, agosto 12, 2015

FLORIDI PressReader - Connecting People Through News

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C’è
un fi­lo­so­fo a Goo­gle. Ita­lia­no, per di più. In







 
stu­dio del­la fi­lo­so­fia sem­bra buo­no al mas­si­mo per in­se­gna­re
al li­ceo o ap­pro­da­re al­la ge­stio­ne ri­sor­se uma­ne in una
gran­de azien­da, Lu­cia­no Flo­ri­di, 50 an­ni, ori­gi­na­rio di Ro­ma,
pro­fes­so­re a Ox­ford, ha con­clu­so il suo pri­mo an­no nel
Co­mi­ta­to con­sul­ti­vo per il di­rit­to all’oblio dell’azien­da di
Moun­tain View. Ed è an­co­ra più con­vin­to che il mon­do dell’hi-te­ch
ab­bia bi­so­gno di pen­sie­ro.
C’è
un fi­lo­so­fo a Goo­gle. Ita­lia­no, per di più. In tem­pi in cui lo
stu­dio del­la fi­lo­so­fia m­bra buo­no al  per gna­re

pro­fes­so­re a Ox­ford, ha con­clu­so il suo pri­mo an­no nel
Co­mi­ta­to con­sul­ti­vo per il di­rit­to all’oblio dell’azien­da di
Moun­tain View. Ed è an­co­ra più con­vin­to che il mon­do dell’hi-te­ch
ab­bia bi­so­gno di pen­sie­ro.
C’è
un fi­lo­so­fo a Goo­gle. Ita­lia­no, per di più. In tem­pi in cui lo
stu­dio del­la fi­lo­so­fia sem­bra buo­no al mas­si­mo per in­se­gna­re
al li­ceo o ap­pro­da­re al­la ge­stio­ne ri­sor­se uma­ne in una
gran­de azien­da, Lu­cia­no Flo­ri­di, 50 an­ni, ori­gi­na­rio di Ro­ma,
pro­fes­so­re a Ox­lu­so il suo pri­mo an­no nel
Co­mi­ta­to con­sul­ti­vo per il di­rit­to all’oblio dell’azien­da di
Mounvin­to che il mon­do dell’hi-te­ch
ab­bia b pen­sie­ro.
«C’è
tan­tis­si­mo laD’al­tron­de da sem­pre que­sta
di­sci­pli­na si oc­cu­pa dei pro­ble­mi vi­vi del suo tem­po: Pla­to­ne
pre­se una bar­chet­ta e an­dò fi­no in Si­ci­lia dal Ti­ran­no di
Si­ra­cu­sa. All’epo­ca ci vo­le­va co­rag­gio. Witt­gen­stein si
ar­ruo­lò da vo­lon­ta­rio nel­la Gran­de guer­ra. Per non par­la­re di
Marx». Sor­pren­de co­mun­que che sia­no i gi­gan­ti tec­no­lo­gi­ci a
cer­ca­re un fi­lo­so­fo: azien­de fa­mo­se per la prag­ma­ti­ca (e
po­ten­te) pre­sa sul­la real­tà, non per l’abi­tu­di­ne al­la
ri­fles­sio­ne.
«C’è
tan­tis­si­mo la­vo­ro da fa­re. D’al­tron­de da sem­pre que­sta
di­sci­pli­na si oc­cu­pa dei pro­ble­mi vi­vi del suo tem­po: Pla­to­ne
pre­se una bar­chet­ta e an­dò fi­no in Si­ci­lia dal Ti­ran­no di
Si­ra­cu­sa. All’epo­ca ci vo­le­va co­rag­gio. Witt­gen­stein si
ar­ruo­lò da vo­lon­ta­rio nel­la Gran­de guer­ra. Per non par­la­re di
Marx». Sor­pren­de co­mun­que che sia­no i gi­gan­ti tec­no­lo­gi­ci a
cer­ca­re un fi­lo­so­fo: azien­de fa­mo­se per la prag­ma­ti­ca (e
po­ten­te) pre­sa sul­la real­tà, non per l’abi­tu­di­ne al­la
ri­fles­sio­ne.
«Goo­gle,
co­me tan­ti al­tri, si è scon­tra­ta con pro­ble­mi mol­to più am­pi
di quel­li tec­ni­ci o le­gi­sla­ti­vi — di­ce Flo­ri­di —: so­no
que­stio­ni con­cet­tua­li ed eti­che, cioè fi­lo­so­fi­che. Suc­ce­de
ora per­ché la so­cie­tà dell’in­for­ma­zio­ne sta en­tran­do in una
fa­se ma­tu­ra. E de­ve ri­spon­de­re a do­man­de strut­tu­ra­li, che
ri­guar­da­no la na­tu­ra del­la no­stra cul­tu­ra, co­me vo­glia­mo
co­strui­re il fu­tu­ro, che am­bien­te vo­glia­mo».
Tra
le que­stio­ni più im­pel­len­ti c’è pro­prio il di­rit­to all’oblio: a
mag­gio 2014 la Cor­te di giu­sti­zia dell’Ue ave­va sta­bi­li­to che i
suoi cit­ta­di­ni de­vo­no po­ter ot­te­ne­re la ri­mo­zio­ne dai
mo­to­ri di ri­cer­ca dei link ai «con­te­nu­ti non più ri­le­van­ti».
Goo­gle ha chia­ma­to die­ci esper­ti, tra cui Flo­ri­di, per­ché
l’aiu­tas­se­ro a de­ci­de­re le re­go­le
Tra
le que­stio­ni più im­pel­len­ti c’è pro­prio il di­rit­to all’oblio: a
mag­gio 2014 la Cor­te di giu­sti­zia dell’Ue ave­va sta­bi­li­to che i
suoi cit­ta­di­ni de­vo­no po­ter ot­te­ne­re la ri­mo­zio­ne dai
mo­to­ri di ri­cer­ca dei link ai «con­te­nu­ti non più ri­le­van­ti».
Goo­gle ha chia­ma­to die­ci esper­ti, tra cui Flo­ri­di, per­ché
l’aiu­tas­se­ro a de­ci­de­re le re­go­le
La
so­cie­tà dell’in­for­ma -zio­ne sta en­tran­do in una fa­se ma­tu­ra. E
de­ve ri­spon­de­re a do­man­de strut­tu­ra­li Si trat­ta del­la
na­tu­ra del­la no­stra cul­tu­ra, di co­me vo­glia­mo co­strui­re il
fu­tu­ro e che am­bien­te vo­glia­mo
per
far­lo. «Si scon­tra­no due prin­ci­pi: il di­rit­to al­la pri­va­cy e
quel­lo del pub­bli­co all’in­for­ma­zio­ne. Per noi la so­lu­zio­ne era
eli­mi­na­re i link a li­vel­lo eu­ro­peo, ma non glo­ba­le». A lu­glio
il Ga­ran­te per la pri­va­cy fran­ce­se ha in­giun­to di
can­cel­lar­li an­che da goo­gle.com.
«
L’azien­da ha an­nun­cia­to che non lo fa­rà. Sem­bra un con­flit­to
com­mer­cia­le, in­ve­ce è la cri­si del si­ste­ma na­to con la pa­ce di
Vest­fa­lia. Dal­la me­tà del ‘600 ab­bia­mo vis­su­to una
cor­ri­spon­den­za com­ple­ta tra geo­gra­fia e leg­ge, in ba­se al
prin­ci­pio che le re­go­le del mio Pae­se val­go­no all’in­ter­no del
mio Pae­se, quel­le del tuo Pae­se so­lo lì. Ci so­no vo­lu­te guer­re
san­gui­no­sis­si­me per ar­ri­va­re a que­sta con­clu­sio­ne. Ora sta
sal­tan­do».
«
L’azien­da ha an­nun­cia­to che non lo fa­rà. Sem­bra un con­flit­to
com­mer­cia­le, in­ve­ce è la cri­si del si­ste­ma na­to con la pa­ce di
Vest­fa­lia. Dal­la me­tà del ‘600 ab­bia­mo vis­su­to una
cor­ri­spon­den­za com­ple­ta tra geo­gra­fia e leg­ge, in ba­se al
prin­ci­pio che le re­go­le del mio Pae­se val­go­no all’in­ter­no del
mio Pae­se, quel­le del tuo Pae­se so­lo lì. Ci so­no vo­lu­te guer­re
san­gui­no­sis­si­me per ar­ri­va­re a que­sta con­clu­sio­ne. Ora sta
sal­tan­do».
Ma
né Goo­gle né gli Sta­ti, di­ce Flo­ri­di, so­no pron­ti a
ri­co­no­scer­lo. «Gio­ca­no tut­ti al gio­co di Gu­ten­berg: fan­no
fin­ta che stia­mo an­co­ra par­lan­do di stam­pa. Goo­gle si de­scri­ve
co­me il ca­ta­lo­go di una bi­blio­te­ca vir­tua­le, gli Sta­ti
di­co­no che to­glie­re i link non si­gni­fi­ca to­glie­re i
con­te­nu­ti, quin­di non è cen­su­ra. Ma il pri­mo non espli­ci­ta che
dà di­ver­sa prio­ri­tà al­le in­for­ma­zio­ni a se­con­da del­la
pub­bli­ci­tà o per­ché so­no ser­vi­zi le­ga­ti all’azien­da (è suo
di­rit­to, è un’im­pre­sa). I se­con­di scor­da­no che quan­do ri­muo­vi
i link è co­me se il con­te­nu­to non esi­stes­se: og­gi la map­pa
con­ta più del ter­ri­to­rio».
Con­ta
an­che per­ché or­mai sia­mo abi­tua­ti a pen­sa­re che quel­lo che
«di­ce» Goo­gle è ve­ro: ep­pu­re — ha fat­to no­ta­re il si­to
«Quar­tz» — non è co­sì. Se in in­gle­se chie­di al mo­to­re di
ri­cer­ca: «per­ché si so­no estin­ti i di­no­sau­ri?», tro­vi tra i
pri­mi ri­sul­ta­ti un si­to con spie­ga­zio­ni
Il
mo­to­re di ri­cer­ca non de­ve di­re la ve­ri­tà, ma so­lo quel­lo che
gli al­tri guar­da­no ri­spet­to a un te­ma La no­stra iden­ti­tà
per­so­na­le di­pen­de sem­pre di più da quel­lo che av­vie­ne on­li­ne
Le com­pa­gnie che si oc­cu­pa­no di tec­no­lo­gia si con­fron­ta­no con
gran­di que­stio­ni con­cet­tua­li ed eti­che
bi­bli­che,
non scien­ti­fi­che. E al­lo­ra? Dob­bia­mo pre­ten­de­re che Goo­gle
di­ca la ve­ri­tà? No, se­con­do Flo­ri­di: «Sa­reb­be pe­ri­co­lo­so,
lo tra­sfor­me­rem­mo in un ora­co­lo: dob­bia­mo in­ve­ce ri­cor­dar­ci
che ci sta so­lo di­cen­do co­sa le per­so­ne guar­da­no quan­do
cer­ca­no una ri­spo­sta a quel­la do­man­da».
bi­bli­che,
non scien­ti­fi­che. E al­lo­ra? Dob­bia­mo pre­ten­de­re che Goo­gle
di­ca la ve­ri­tà? No, se­con­do Flo­ri­di: «Sa­reb­be pe­ri­co­lo­so,
lo tra­sfor­me­rem­mo in un ora­co­lo: dob­bia­mo in­ve­ce ri­cor­dar­ci
che ci sta so­lo di­cen­do co­sa le per­so­ne guar­da­no quan­do
cer­ca­no una ri­spo­sta a quel­la do­man­da».
In­ter­net,
or­mai, toc­ca tut­ti gli aspet­ti del­la no­stra vi­ta: «An­che la
no­stra iden­ti­tà per­so­na­le di­pen­de sem­pre di più da quel­lo che
av­vie­ne on­li­ne: è in­fluen­za­ta da ciò che cre­dia­mo di es­se­re e
da ciò che gli al­tri pen­sa­no di noi, ol­tre che da ciò che sia­mo. I
so­cial me­dia so­no tec­no­lo­gie po­ten­tis­si­me di con­trol­lo
del­le in­for­ma­zio­ni e non pos­sia­mo non te­ner­ne con­to». An­che
po­li­ti­ca­men­te: un espe­ri­men­to di Fa­ce­book ha di­mo­stra­to che
mo­di­fi­can­do il suo al­go­rit­mo può ren­de­re le per­so­ne un po’
più tri­sti o fe­li­ci. «Co­sa suc­ce­de­reb­be se lo fa­ces­se
du­ran­te un re­fe­ren­dum? — si chie­de Flo­ri­di —. So­no que­stio­ni
che gli Sta­ti de­vo­no ini­zia­re a pen­sa­re in­sie­me. Non pos­so­no
la­scia­re tut­to nel­le ma­ni di Si­li­con Val­ley».
Flo­ri­di
in­tan­to — da fi­lo­so­fo — con­ti­nue­rà a pen­sa­re il suo tem­po.
C’è una do­man­da, pe­rò, a cui vor­reb­be po­ter ri­spon­de­re ed è
sen­za tem­po. «Vor­rei sa­pe­re se esi­ste Dio — di­ce, poi ri­de —: se
Goo­gle po­tes­se dar­mi una ri­spo­sta, lo vor­rei tan­to sa­pe­re».
Flo­ri­di
in­tan­to — da fi­lo­so­fo — con­ti­nue­rà a pen­sa­re il suo tem­po.
C’è una do­man­da, pe­rò, a cui vor­reb­be po­ter ri­spon­de­re ed è
sen­za tem­po. «Vor­rei sa­pe­re se esi­ste Dio — di­ce, poi ri­de —: se
Goo­gle po­tes­se dar­mi una ri­spo­sta, lo vor­rei tan­to sa­pe­re».

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